martedì 8 aprile 2008

Meno auto sì, ma servono alterntive

Qualche settimana fa, attraverso un documento pubblico, l'amministrazione locale di Castellanza provava a richiamare l'attenzione degli abitanti della città e dei dintorni sulla necessità di cambiare atteggiamento come un passo importante verso la riduzione delll'inquinamento e a salvaguardia dell'ambiente circostante. Iniziativa lodevole e per certi versi doverosa da parte di chi ha la responsabilità di guidare una comunità.

Sulle effettive possibilità che producano gli effetti desiderati si potrebbe discutere a lungo, ma certamente azioni del genere rientrano tra i compiti di una Giunta. Per avere maggor peso però un appello alla civiltà come questo avrebbe bisogno di essere accompagnato da fatti più concreti.

Il problema non riguarda solo Castellanza. Fatta qualche rara eccezione infatti, praticamente tutti i centri abitati accusano gravi carenze dal punto di vista delle infrastrutture in grado consentire agli abitanti della zona di vivere maggiormente in sintonia con l'ambiente senza tuttavia stravolgere la propria vita.

Partendo dalla considerazione che l'agglomerato urbano della Valle Olona e dei centri limitrofi ha le medesime caratteristiche di una città neanche tanto piccola, alcuni paragoni non dovrebbero risultare azzardati. Per esempio, se in una città dalla popolazione simile a quella di questa zona i servizi di trasporto pubblico fossero allo stesso livello, con moltra probabilità il traffico sarebbe al collasso già da tempo. La copertura del servizio, sia come percorsi sia soprattutto come orari, rende infatti quanto meno problematico organizzare gli spostamenti quotidiani affidandosi ai mezzi pubblici. Che si agigunge a un pessimo esempio di attenzione all'ambiente, come è facile verificare torvandosi nei pressi dei tubi di scarico di tali autobus. Spostarsi da un paese all'altro al di fuori degli orari scolastici può rivelarsi una vera e propria avventura. A volte anche solo per reperire biglietti e orari.

Ma anche per chi dovesse decidere di fare affidamento sulla bicicletta, la realtà non si presenta migliore. Il comportamento sempre più imprudente e irresponsabile di un numero sempre maggiore di automobilisti al volante di macchine sempre più spropositate rappresenta solo una parte dei rischi. Anche lo stato stesso delle strade spesso è un serio pericolo. Nonostante l'impegno di alcuni Comuni, nel complesso le piste ciclabili protette rappresentano ancora delle rarità. E, soprattutto, manca un concetto di rete.

Se nella stessa Castellanza è possibile percorrere parte del Sempione in corsie riservate, una volta superato quel tratto ci si ritorva proiettati nel mezzo del traffico tipico di una delle strade più inquinate d'Italia. Peggio ancora accade a chi percorre il nuovo ponte sopra l'autostrada che da Solbiate Olona porta a Olgiate Olona in direzione di Busto Arsizio. Terminata la sede dedicata lungo ponte, ci si trova contromano nel bel mezzo di una delle rotonde più trafficate della provincia, a interrogarsi su come raggiungere indenni il successivo tratto ciclabile che prende il via poco più avanti dalla parte opposta. Esempi del genere ne esistono diversi (significativo anche il tratto di Varesina messo in sicurezza da Castiglione Olona ma non dai vicini o i lavori nel tratto urbano della SP 19 a Gorla Maggiore) e, se in parte possono essere dovuti a progetti in corso, resta evidente una mancanza di coordinamento tra tutti i Comuni (che forse dovrebbero entrare di più in un'ottica di 'rioni', rispetto a un unico centro abitato), finalizzata a una strategia condivisa in grado di combinare efficacia degli investimenti con qualità dei risultati ottenuti e fruibilità da parte degli abitanti, non solo di quelli del proprio orticello.

Perchè allora non pensare di realizzare piste ciclabili protette lungo direttrici molto trafficate, ma con pochi ostacoli di tipo urbano, come la stessa SP19 da Castellanza fino a Tradate da una parte o Lonate Ceppino dall'altra oppure, lungo la sponda opposta, la via che unisce Castellanza a Fagnano Olona, battutissima da ciclisti e pedoni che devono ringraziare qualche Santo ogni volta che arrivano a destinazione sani e salvi?

Geppe

1 commento:

Anonimo ha detto...

Rimango sorpreso nel leggere queste righe.... finalmente ci si accorge che esistoni i ciclisti, i pedoni e che gli autobus inquinano più di tutti! Pensavo che ero il solo ad effrontare gli ostacoli delle "piste ciclabili" e a respirare gli scarichi dei bus. Basta andare all'estero (Austria, Olanda, Germania) per vedere come sono tutelati i ciclisti se non addirittua avvantaggiati rispetto alle vetture ma noi abbiamo la FIAT e sopratturro siamo abituati che per fare 500 metri usiamo l'auto. Anche la pista lungo la valle è li bella ma non ha collegamenti dedicati con i centri dei vari paesi che attraversa.