martedì 30 settembre 2008

Che gusto poter dire: "Io c'ero", "L'avevo detto"

Mentre Varese e i varesini riprendono perplessi il possesso della propria città, dopo che la tanto annunciata invasione alla luce dei fatti si è rivelata poco più di una scampagnata, per i Mondiali di Ciclismo di Varese 2008 è già il tempo dei ricordi.

In quel misto di sollievo e nostalgia, tipica di esperienze tanto sognate che poi si consumano nel giro di pochi minuti, affiorano in ordine sparso sensazioni e ricordi di queste giornate storiche.

A parte qualche intoppo nell'inedita cerimonia di apertura, tutto sembra essere andato per il meglio. Più che le dichiarazioni di circostanza, la conferma arriva dagli addetti ai lavori, soprattutto stranieri, presenti tanto nel Cycle Stadium come sul percorso di gara.

Forse meno ortodossa, ma certamente più sincera, la soddisfazione dimostrata dallo stuolo di tifosi norvegesi che, dopo essersi accampati a centinaia sulla salita dei Ronchi, hanno passato la giornata a festeggiare anche dopo che Kurt-Asleil Arvesen, loro idolo ben stampato sulle magliette, si è ritirato. Con estrema soddisfazione dei chioschi che hanno dovuto provvedere a rifornimenti straordinari di birra.

Proprio la salita più spettacolare del circuito però, è l'emblema del problema maggiore registrato dall'evento. Le cifre ufficiali parlano di 650 mila spettatori complessivi per l'intera settimana e di 350 mila per la domenica. In pochi saranno diposti ad ammetterlo, ma con tutta probabilità ci si aspettava di più. Come ci si attendeva di più in fatto di turisti. Le misure prese per non congestionare il centro cittadino di fatto hanno prodotto un'insolita tranquillità per le vie commerciali, mentre buona parte del traffico era stato dirottato sulla circonvallazione e sul nuovo moncone di tangenziale, con il risultato di ingorghi memorabili a fare da cornice a una calma inquietante.

Agli appassionati di ciclismo abituati a vedere i pendii delle tappe di montagna del Giro d'Italia gremiti di tifosi all'inverosimile la cosa non è sfuggita. Sulle rampe dei Ronchi, i presenti si contavano infatti a centinaia più che a migliaia. Ma una spiegazione potrebbe non essere molto lontana. Basta infatti considerare che domenica per entrare nello stadio era necessario pagare un biglietto che andava di 40 euro per il parterre ai 200 per le tribune. Per entrare sulla via dei Ronchi, 28 euro a persona. In ogni caso, una famiglia media di 4 persone si trovava a dover spendere almeno un centinaio di euro. Una cifra decisamente alta per uno sport popolare come il ciclismo. E per giunta nel momento in cui si trova a dover accusare un pesante calo di popolarità.
A parte questo, è doveroso ricordare come buona parte dell'esito positivo della manifestazione è da riconoscere alla pattuglia di volontari di tutte le età. Un raro esempio di personale di servizio cortese e comprensivo anche nei momenti più delicati della corsa.

Più che senzazioni, comunque, sono ormai dei ricordi. Ricordi impreziositi dall'essere stati vissuti dal vivo. Come l'andatura sonnolenta dei primi giri, lo scatto incredibile di Ballan verso la storia e tutti quei momenti che non sarebbe stato possibile assaporare in televisione. Come per esempio il passaggio dei corridori sconosciuti distanziati di minuti dopo pochi chilometri che arrancano sui tornanti, oppure la memorabile passerella di Bettini, che mentre i propri compagni si giocavano la maglia iridata sfilava tra due ali di tifosi tutti per lui e poteva permettrsi di dispensare saluti.

Certamente, con il tempo il valore di poter dire "c'ero anch'io", non sarà solo sintomo di vecchiaia, ma un ricordo indimenticabile. Nel frattempo, c'è spazio anche per una piccola rivincita: aver avuto il sostegno inconsapevole di tutti gli addetti ai lavori nel considerare il percorso non particolarmente impegnativo e selettivo. Esattamente quello che mi sono ostinato ad affermare per mesi davanti alle espressioni contrariate di appassionati, cicloamatori o semplici pettegoli, ufficialmente molto più competenti di me.
Geppe




lunedì 29 settembre 2008

Una bella giornata

Ultima domenica di settembre con gli eventi che si succedono a ritmo incalzante.

Esageratamente incalzante!

  • Ore 6:55 sveglia c'e' Valentino Rossi e il suo ottavo titolo Mondiale di Motociclismo
  • Ore 9:03 si parte per una camminatina di 12 km in mezzo ai bos..ops alla pattumiera nei boschi
  • Ore 14:00 DISASTRO Ferrari.. ho spento la TV delusissimo..
  • Ore 17:07 "BISOGNA (!!!) andare alla Giardineria e alla Metro!" Ordine categorico ed imperativo della LEI di casa ... ma un piacere sentire alla radio della grande vittoria di Ballan nel Campionato del Mondo di Ciclismo
  • Ore 20:27 partita di calcio ...sofferenza fino al 95mo minuto ...e poi ..poi grande festa (chissa' per chi faccio il tifo?)
Nel pomeriggio dopo aver spento la tivvu' (Ferrari dove sei ?????) sono andato al
in piazza Castegnate trasformata in un vero e proprio palcoscenico tutto dedicato ai giovani e agli amanti della musica rock. I giovani hanno avuto così a loro disposizione uno spazio per poter suonare in un vero e proprio evento-concerto e in cui tante rock band giovanili del territorio hanno potuto esibirsi senza sostenere alcun costo. Gruppi come “Razzle Dazzle” o “This Grace”, già affermati, e tanti altri giovanissimi. Un intero pomeriggio di musica, quindi, per aggregare i giovani, per comunicare messaggi positivi e far rivivere piazza Castegnate. Tra i gruppi partecipanti nel pomeriggio una segnalazione particolare per il gruppo che molto probabilmente alla batteria annovera il piu' giovane partecipante al Festival. Complimenti a loro (vedi foto) e agli organizzatori dell'evento.
We eat babycakes



Ago

venerdì 26 settembre 2008

Strade mondiali: tangenziali, ingorghi e circuito

Un Campionato del Mondo è sempre un avvenimento da non perdere. A maggior ragione quando si tratta di uno sport popolare come il ciclismo in una delle terre dove raccoglie maggiori consensi. Ancora meglio, quando si ha la possibilità di unire l'utile al dilettevole, vale a dire combinare lavoro e piacere. Insomma, seguire Varese 2008 come giornalista.

Innegabili i vantaggi. Un pass valido per tutte le giornate di gara, una sala stampa confortevole dove poter svolgere il propio lavoro, una tribuna stampa con vista sul traguardo fornita di comodi banchi e monitor personali.

Ma per godere di tali privilegi è necessario pagare qualche prezzo. Mentre alle emittenti televisive e radiofoniche sono riservate le prime file battute da un sole che rende problematico seguire la corsa sugli schermi, le file restanti all'ombra possono godere di un particolare microclima dal sapore invernale. Per superare indenni la giornata è necessario coprirsi di conseguenza e non curarsi degli sguardi perplessi che a pochi di metri di distanza, dall'altra parte del rettilineo d'arrivo, non solo si chiedono chi siano quelle facce sconosciute che passano per giornalisti ma, mentre si godono in canottiera il tepore del sole settembrino, si domandano soprattutto il perchè di tale abbigliamento.

Prima ancora di affrontare questi imprevisti però, al Cycle Stadium bisogna arrivarci. E siccome nella vita non bisogna farsi mancare niente, dopo l'esperienza su ferro andava sperimentata quella su gomma. Pochi giorni prima della cerimonia di apertura, alla presenza delle autorità del caso è stata inaugurata la cosiddetta tangenziale di Varese. Quale migliore occasione per sperimentarne gli effetti sui tempi di percorrenza?

Arrivato alle porte di Varese 45 minuti prima del termine massimo per la chiusura delle strade, la nuova arteria scorre veloce per alcuni chilometri. Dopodichè, come per magia, l'ampia carreggiata si chiude a imbuto in quella che ha tutta l'aria di una circonvallazione urbana. Dove, causa chiusura di buona parte delle strade cittadine, si è riversato tutto il traffico. Risultato: trenta minuti di colonna fino al primo varco utile per implorare il servizio di sicurezza di concedere l'accesso, così da arrivare allo stadio in tempo utile e al tempo stesso guadagnarsi gli improperi dei residenti costretti a fare marcia indietro e darsi alla macchia per non turbare il clima della manifestazione. Per il resto della tangenziale, appuntamento al prossimo mondiale varesino, forse.

E' tempo però di pensare alla gara. Oggi è la giornata della prima corsa in linea (si dice così, anche se si corre in circuito), quella degli Under 23, i più giovani. La prima impressione è che se questi ragazzi hanno davanti a loro ampi spazi di miglioramento, tra qualche anno incontreranno seri problemi con gli autovelox. Dopo i primi giri però, mentre le seconde linee si danno battaglia nelle prime posizioni e i favoriti pedalano coperti nella pancia del gruppo (linguaggio forbito appreso frequentando la sala stampa), è interessante curarsi delle retrovie, quelle che presto vengono dimenticate dalle telecamere.

Si ha modo così di scoprire la presenza di ciclisti dalle insolite provenienza, come per esempio la Moldova o la Malesia. Ma, soprattutto, un ciclista Algerino che mentre tra sè e sè sembra pensare "chi me l'ha fatto fare", accumula diversi minuti di distacco al giro. Questo e il moldavo si ritrovano presto a pedalare insieme, e subito dopo la coppia diventra un trio, grazie al cedimento di un secondo corridore algerino.
Mentre davanti si dannano per manterene la posizione, i tre ragazzi se la prendono comoda, al passo di un cicloturista varesotto in una domenica d'estate (e non è comunque poco). Sorge spontaneo un dubbio. Che, mentre i primi passano talmente concentrati da ignorare l'incoraggiamento collettivo del pubblico, questi in realtà vogliano godersi l'applauso corale che gli spettatori inteneriti riservano loro personalmente.

A pochi giri dal termine, mentre gli azzurri Caruso e Oss trascinano la fuga a cinque, anche il gruppetto di coda si è disgregato. Resta in corsa solo uno dei due algerini che può approfittare diun tempestivo (voluto?) doppiaggio proprio in prossimità del traguardo per sfilare insieme al gruppo.

La corsa entra nel vivo. Nel frattempo che uno è tutto a preso a scrivere una cosa ne sono successe almeno altre tre. I cinque di testa sono diventati sette, Caruso ha tentato di scappare, uno dei due tedeschi che avevano iniziato la fuga decisiva si è perso per strada. Insomma, come mi informano i colleghi stranieri seduti a fianco, al tempo stesso preoccupati e incuriositi dal mio trafficare con la tastiera, siamo alle battute decisive. A conferma, suona la campana, e mezzogiorno è già passato da un pezzo, quindi senza ombra di dubbio, scocca l'inizio dell'ultima tornata.

Due italiani, un inglese, un francese, un tedesco. Non è una barzelletta, ma il gruppo di testa. Nel quale si è intrufolato da subito anche un colombiano che cerca sornione di fare finta di niente, aspettando che, come d'abitudine, gli europei si mettano d'accordo sul da farsi per provare a farli tutti fessi.

Il pubblico, al sole beati loro, non fa fatica a scaldarsi. Non sono tantissimi, per la verità, anche perchè per entrare nel parterre ci vogliono 20 euro (domenica saranno 40!). Molti di più per sedere sulle tribune (domenica ce ne vorranno centinaia). Ma si fa sentire e notare senza fatica. Anche perchè i tifosi nordici non hanno certo esitato ad assaporare la birra prodotta a pochi chilometri.

La salita decisiva. Quella via dei Ronchi che personalmente faccio fatica a scalare una volta sola in tutta calma loro se la sono bevuta dieci volte a tutta. Forse è anche per questo che mentre loro pedalano io siedo in tribuna stampa.

Ci si aspetta che da un momento all'altro uno dei sei scatti. Invece nessuno azzarda la mossa, così rientrano altri tre, l'italiano Ponzi, un russo e un portoghese. In città deve esserci traffico, perchè il gruppetto rallenta e alle loro spalle un olandese rientra a velocità assurda. Ho perso il conto di quanti sono, ma la cosa si fa interessante.

Soprattutto, perchè non ero andato molto lontano. All'ingresso dello stadio, alla chetichella il colombiano Duarte Arevalo Fabio Andres se ne va e non lo vedono più se non dopo il traguardo. Gli italiani? Simone Ponzi secondo e Daniel Oss ottavo. Mannaggia, è andata buca.

Pazienza, magari nei prossimi due giorni andrà meglio. Nel frattempo, è ora di provare a tornare a casa. Magari evitando la tangenziale per non correre il rischio di dover ripartire prima ancora di essere arrivato.



Geppe



mercoledì 24 settembre 2008

L'altra Varese ai Mondiali di Ciclismo

Una città al lavoro da diversi anni per farsi trovare all'evento in piena forma. Una provincia in fermento per offrire il proprio contributo e al tempo stesso conquistare una fetta, anche piccola, di visibilità. Meglio ancira, se accompagnata da qualche contributo concreto. Una marcia di avvicinamento segnata da timori e attesa sempre più spasmodica fino al grande giorno dell'apertura ufficiale.

Tutto questo è stata Varese negli ultimi tempi a causa dei preparativi per i Campionati Mondiali di ciclismo su strada tornati della Città Giardino a distanza di 57 anni.

Finalmente il grande momento è arrivato. Ma, come spesso capita in queste occasioni, gli intoppi sono all'ordine del giorno. Che Varese sia una provincia tra le più appassionate di ciclismo su strada in Italia ma non solo è un fatto noto da tempo. Ma quanto successo lunedì sera nei pressi dell'inedito Cycle Stadium (l'Ippodromo cittadino) è andato oltre. Per buona parte degli interventi è stato praticamente impossibile accedere alle tribune, causa afflusso al di sopra di ogni aspettativa, complice la buona volontà dell'organizzazione di offrire per l'occasione l'accesso gratuito. Risultato: mentre all'interno si susseguiva il programma, all'esterno spettatori, operatori e perfino giornalisti cercavano disorientati di districarsi tra la folla e il personale addetto alla sicurezza.

Scenario completamente ribaltato nei primi giorni di gara. In una città dalle scuole chiuse per una settimana e con buona parte dei residenti in ferie più o meno volontarie, per le vie cittadine regna una calma surreale, da pieno agosto con il clima di fine ottobre.

Capita così che tra disinformazione dei (dis)information point e ritardi dei treni ci si trovi a dover coprire a piedi (neppure in bicicletta) la distanza tra la stazione e la sala stampa (circa 3 km), senza riscire a scoprire se la presenza di una navetta sia o meno frutto della fantasia o di qualche illusione.

Ma il buon cronista fa tesoro anche delle avversità e così la scarpinata fuori programma si trasfomra nell'occasione buona per tastare il polso all'altra Varese, quella che vive al di fuori del ciclismo e si trova suo malgrado a dover fare da cornice alle gare.

Mentre le leggende metropolitane narrano come buona parte dei cittadini sia impegnata a ridipingere l'appartamento causando un'impennata improvvisa nel prezzo della tinta, i commercianti, nel pieno rispetto del clima di austerità combinato al leggendario pragmatismo lombardo, hanno assecondato il clima mondiale riempiendo le proprie vetrine di velocipedi spesso recuperati in qualche cantina. Chi non ha potuto approfittare del rivenditore di zona per ospitare l'ultimo modello in carbonio con relativa pubblicità si è così arrangiato con qualsiasi veicolo, purchè a due ruote e munito di pedali che è risultato buono per dichiararsi in clima Mondiali.

Di fronte alle vetrine, strade pressochè deserte, tante chiuse al traffico anche lontano dalle gare e pochi spettatori per questa curiosa rassegna di storia della bicicletta dal sapore casereccio.

Chi non ha resistito alla tentazione/necessità di una vacanza fuori stagione, si ritrova così insieme agli appassioanti delle due ruote al Cycle Stadium, tempio delle gare. Qua sì che finalmente è possibile respirare l'aria del mondiale. Atleti e pubblico offorno uno spettacolo unico nel suo genere. Appassionati, addetti ai lavori, volontari, ciclisti che non rinunciano alla bicicletta e alle relative scarpe con tacchette neppure per salire sulle tribune, giornalisti navigati, cronisti spaesati alle prime armi e semplici curiosi formano un miscuglio di umanità tutto da scoprire.

Guardandosi intorno, ci si accorge presto che le bandiere regionali sono più di quelle nazionali. Curioso come vessilli dei Paesi Baschi o Fiamminghi si affiancano i più nostrani stendardi Padani senza provocare l'usuale ondata scomposta di dichiarazioni scandalizzate ogni volta che il Sole delle Alpi compare alla vista di soggetti particolarmente irascibili.

Evidente anche il contrasto creato da tribune e viali dell'ippodromo affollati anche in un giorno di gara tra i meno gettonati. Sembra quasi che all'interno del Cycle Stadium una forza misteriosa attragga oltre ai tifosi giunti appositamente sul posto i pochi reduci varesini che non hanno osato abbandonare la postazione nel momento della tempesta. Per loro, la consolazione che un altro giorno è passato e domenica sera non è poi così lontana.

A proposito, in mezzo a tutto questo, la statunitense Amber Neben si è aggiudicata il titolo della cronometro femminile. Complimenti a lei e tutti quelli, giornalisti a parte, che la conoscevano prima che tagliasse il traguardo e comparisse sui maxi-schermi con la relativa scritta.


Geppe




martedì 16 settembre 2008

Sidro, castagne, MTB e... immondizia


Spero che il buon Marco mi perdonerà questa piccola intrusione nel suo argomento principe, ma quello che ho vissuto ieri mi ha proprio fatto andare in bestia. Dopo un fine settimana di pioggia, l'idea un breve giro in bicicletta al sole di fine estate mi era sembrata decisamente invitante. Questa volta però rinnegando la vocazione del 'bitumaro', alla mia abituale uscita su strada ho preferito un giro nei boschi in MTB. Ne è uscito un itinerario che potrebbe risultare interessante per l'ormai prossimo Insubria Bike Festival di ottobre. A patto che a sidro e castagne qualcuno sia disposto ad affiancare una bella montagna di rifuti.


Già, perchè nonostante le buone intenzioni, le firme di accordi ufficiali, le dichiarazioni di facciata, e le giornate di pulizia buone solo per l'Associazione di turno desiderosa di farsi pubblicità a spese dell'Amministazione, a farla da padrona nei boschi della zona non è la natura ma una quantità sempre maggiore di rifiuti. Destinati, sembra, a restare lì nella massima indifferenza. Non trascurerei anche il fatto che l'itinerario in questione attraversa due dei tre Plis della Valle Olona: Parco del Medio Olona e Bosco del Rugaredo.


Per chi volesse intraprendere questo viaggio dell'orrore, il ritrovo di partenza è presso il campo sportivo di Marnate. Non è un luogo casuale, ma il punto dove prende il via il Percorso dei Fontanili, uno dei più suggestivi (in teoria) della Valle Olona.


Arrivando da Rescaldina, il tema portante dell'escursione è chiaro da subito. Ma non si tratta di sentieri, alberi, prati, mughetti e cose del genere. Sin dalla partenza, la cornice è caratterizzata da macerie, pneumatici, sacchetti di ogni forma e dimensione pieni di qualsiasi cosa, mobili, ecc. In buona parte, abbandoni segnalati da mesi e rigorosamente lasciati inalterati.


Anche addentrandosi nella boscaglia la situazione non migliora più di tanto. La mancanza di sbarre (quelle che ci sono dimenticate spesso aperte o forzate), permette a chiunque di avanzare in auto o furgone tra gli alberi fino al punto desiderato per compiere i propri comodi. Nonostante la fitta rete di viottoli inoltre, non c'è pericolo di perdersi. Per arrivare a una strada asfaltata è sufficiente dirigersi in direzione dell'aumento dei rifiuti abbandonati. Il momento che si arriva a dover aggirare vere e proprie colline di rifiuti significa che ormai si è a ridosso della provinciale.


Risalendo i boschi verso nord, cambia la competenza territoriale entrando nel territorio di Gorla Minore, ma lo spettacolo resta lo stesso. Meritano però una sosta alcuni luoghi diventati ormai simbolici. Per esempio, un angolo nel territorio di Gorla Minore dove dalla scorsa primavera un intero carico avanzato da una ristrutturazione domestica caratterizza il panorama, ha subito un'evoluzione. Mentre calcinacci e altri elementi non infiammabili sono rimasti pressochè invariati, il mobilio e il materiale plastico sono stati dati alle fiamme. Se è un modo di rimediare alla imbarazzante situazione, desta qualche perplessità. Così come le numerose siringhe che da tempo danno un tocco in più allo scempio.


Non si può però dire che la vegetazione non cresca rigogliosa. In tutta questa fascia infatti abbondano intere distese di ambrosia, un'erba che per legge dovrebbe essere tagliata almeno tre volte nel corso dell'estate. Casomai qualcuno fosse indifferente, o assuefatto, alla vista dei rifiuti, può in questo modo avere la possibilità di essere colpito da un violento attacco di allergia.


Proseguendo l'escursione, anche una buona notizia. Poco oltre, si incontra infatti una specie di circuito per moto da cross, a quanto risulta curato dal Moto Club Agusta. Si tratta della porzione di boschi più curata e pulita in assoluto, a dimostrazione che anche tra i tanto discussi appassionati della moto da cross per le loro scorribande fuori strada non manca chi ci tiene a preservare i boschi e che in fondo non è poi così difficile.

Il tracciato corre parallelo alla SP19, diverse centinaia di metri sulla destra pedalando in direzione di Cairate. In prossimità di un cartello che ricorda come ci si trovi all'interno di un Plis, un altro punto emblematico, ormai storico. Sono infatti anni (anche questa segnalata più volte) che tra gli alberi riposa la carcassa di un'autobile abbandonata a sè stessa. Forse la speranza è che uno smottamento prima o poi la faccia sparire nel terreno circostante.

L'ultima via asfaltata che si incrocia è quella che porta alla discarica di Gorla Maggiore. Per assurdo, qua la situazione è leggermente migliore. Di ambrosia se ne trova sempre in abbondanza, ma almeno dai rifiuti, i boschi sembrano essere almeno in parte risparmiati.


Dopo un breve tratto di provinciale, si può tornare nei boschi, proprio all'altezza di quella fetta di territorio ufficialmente sotto le cure di Fagnano Olona, il Comune capofila del Medio Olona. In realtà, sembra terra di nessuno.


Nel tratto di boschi adiacente ad alcune fattorie, alcuni dei reperti rinvenuti la scorsa primavera sono stati rimossi (naturalmente solo una parte), ma lo spettacolo non cambia. Dopo che Cairate ha prontamente chiuso con le sbarre i punti più critici, la zona di scarico preferita sembra sia diventa questa. Per i più interessati, il campionario presente nel raggio di poche centiana di metri è particolarmente variegato: oltre alla tradizionale collina di tegole e mattoni, giocattoli di ogni tipo, frigoriferi, sedie e sacchetti di ogni forma e dimensione. Dai più misteriosi a quelli invece dal contenuto inequivocabile: si tratta di buste di plastica che le gentili signorine che esercitano nella zona appendono ai rami degli alberi per gettare i resti del proprio lavoro. Se non altro, qualcuno che si cura di salvare almeno l'apparenza dei nostri boschi.


L'itinerario è quasi al termine. Per i più temerari, si può anche affrontare una ripida discesa in Valle Olona passando da un noto agriturismo di Fagnano Olona. A condizione però di esere in grado di fare lo slalom tra una serie imprecisata di sacchi neri contenenti polistirolo ed altro materiale isolante.


A conti fatti, tra una firma e una dichiarazione, si potrebbe valutare l'ipotesi di realizzare un'apposita documentazione per questo tracciato, avendo cura di stampare anche i richiami a tutti i punti con i ritrovamenti più rappresentativi. Con tutta probabilità i rifiuti resteranno lì ancora tanto di quel tempo che il problema semmai si proporrà dopo anni, in occasione di una eventuale ristampa.



Geppe

lunedì 8 settembre 2008

News dal fronte...quello di Insubria Bike Festival!!


Well...

Iniziamo dal concorso "Grafici Ambiziosi": è stato vinto da un ragazzo di Verona con il logo che vedete all'inzio del post...bello è? La produzione di maglie e felpe inzierà speriamo presto, intanto potete prenotare la vostra, quindi non esitate a scriverci.

Passiamo poi alla Festa della Bascula, svoltasi domenica 7 Settembre a Castiglione Olona (VA) e organizzata dall'Associazione Amici della Ferrovia della Valmorea e Immaginarte, all'interno delle manifestazioni programmate dal Parco RTO, e dove io sono intervenuto con il percorso artificiale per mountain bike e uno stand (condiviso con ValleOlona.com) dell'ormai noto Insubria Bike Festival.
...mattinata tranquilla con molti visitatori ma nessuno "cliente" per il percorso, a parte un bimbo che però ha rinunciato, preso un po' dalla timidezza e qualche adulto che si voleva cimentare ma ha rinunciato...da non sottovalutare la prova dell'Assessore Enrico Vizza a bordo di una bici elettrica!!!

Al pomeriggio poi il percorso è stato letteralmente preso d'assalto da circa 30 bambini, che mi hanno dato il tempo appena appena per mangiare un panino... Quando mi sono preso una pausa per un caffè, al ritorno li ho trovati tutti seduti sulla rampa... Sembrava un'occupazione degna degli anni di piombo!!! Loro si sono divertiti e io sono rimasto soddisfatto, tanto che ho intenzione di allargare il percorso aggiungendo un nuovo pezzo.

Concludo con il ricordarvi che il 19 Ottobre ci sarà un nuovo evento, sempre all'interno delle maniestazioni del Parco RTO, che vedrà questa volta collaborare lo Staff di Insubria Bike Festival, lo Staff della Birreria Kapuziner platz e gli Amici della Ferrovia della Valmorea con buon sidro, ottime castagne arrosto, prelibatezze culinarie bavaresi (e forse anche un menù appositamente studiato per la giornata) e poi escursioni in mountain bike e percorso artificiale per piccini e chissà non riusciremo ad avere il primo adulto all'interno dello stesso...chi si vuole mettere alla prova??


A presto
Marco