Ogni volta che, in prossimità del Palio della Valle Olona, durante miei giri di interviste mi trovavo a parlare con i vari Capitani restavo regolarmente sorpreso dalla fatica che questi facevano a trovare le persone disposte a partecipare alle gare. Soprattutto quando si arrivava a parlare della gara simbolo della manifestazione: la corsa delle automobili a pedali.
Mi sono sempre chiesto infatti come mai nessuno avesse voglia di sfruttare un'opportunità di quelle che capitano poche volte. La possibilità di provare qualcosa di nuovo, l'emozione del confronto e il rappresentare il proprio paese di residenza dal mio punto di vista è sempre stata una combinazione decisamente attraente. Eppure, stando a quanto mi veniva ripetuto, il pericolo di fare brutte figure e la prospettiva di dover sacrificare parte del proprio tempo libero nella preparazione erano sufficienti a scoraggiare i più.
Convinto di essere ormai, per potenza fisica e forse un po' anche per età fuori dai giochi, negli anni scorsi avevo sempre guardato i piloti delle automobili a pedali con una certa invidia. Pur di provare l'ebbrezza della gara infatti, avrei accettato anche l'ultima posizione. Il problema è naturalemnte se anche il paese sarebbe stato disposto ad accettarla.
Il paese dove abito, Solbiate Olona, negli ultimi anni non si è certo distinto nella corsa delle automobili a pedali. Anche per via di un mezzo che nel tempo è apparso obosleto rispetto ai progressi fatti dagli avversari. Forse, il fatto di aver vinto un'edizione in passato è stata proprio una delle ragioni che ne hanno limitato l'evoluzione. Dopo aver toccato il fondo nel 2006 però, tecnici e appassionati, con il beneplacito dell'Amministrazione, si sono messi al lavoro per realizzare un progetto del tutto nuovo.
Il risultato non è tardato ad arrivare. A inizio primavera il mezzo nuovo ha cominciato a prendere forma ed era pronto per affrontare la prova sul campo. A questo punto servivano i piloti diposti a metterla alla prova, fornire indicazioni e seguire le modifiche da appliare insieme al progettista e all'allenatore.
E' a questo punto che è successo quello che non mi sarei mai aspettato. Un giorno, una responsabile del Palio mi viene a chiedere se voglio provare a correre. La prima reazione è stata di inevitabile perplessità, considerandomi ormai fuori dai giochi. Ma la voglia di provarci, di sfruttare un'occasione che forse non si sarebbe ripetuta era troppo grande per esere trascurata.
Una sera di maggio, sotto la minaccia incombente di uno degli svariati temporali di quei giorni, capita così di trovarsi sulla posta di atletica del centro sportivo locale per cimentarsi nei primi giri cronometrati. Il risultato non è dei più incoraggianti: a mio giudizio ci sono infatti almento 15-20 secondi sopra il tempo minimo accettabile. Le scuse possono essere diverse: l'acquazzone inclemente, la prima volta, dolori muscolari al limite della sopportazione, la posizione da studiare e la macchina ancora da mettere a punto.
Nonostante tutto, decidono di farmi riprovare qualche settimana dopo. E qui la situazione diventa decisamente migliore. Il divario con il limite minimo che mi sono posto scende a 5 secondi, decisamente recuperabili con un po' di allenamento regolare. Allenamento che però viene a mancare, sia per questioni tecniche sia per impegni personali.
Un po' sfiduciato si arriva così alla settimana prima della gara. Sul campo di allenamento ci si ritrova in cinque, quindi uno di troppo, ma anche uno stimolo in più per mettercela tutta. Saltata la prova sul circuito di gara per questioni meterologiche, sono state inserite alcune varianti sul percorso di allenamento. I tempi naturalmente sono maggiori, ma nonostante questo, la differenza rispetto al percorso in linea è a mio favore. Ora i secondi di troppo, pur con il tracciato allungato, sono solo tre.
Ultima prova, quella decisiva. Forse. Una seconda variante sull'anello rende il percorso ancora più impegnativo, ma anche divertente. Nonostante questo, grazie anche ai miglioramenti apportai al mezzo, un altro secondo se ne va.
E' il momento della scelta. Inevitabilmenta un pilota si dovrà tirare indietro e la situazione è complicata dal fatto che i tempi sono molto vicini tra loro e chi è preparato per la gara non può essere dirottato sulle qualifiche e viceversa.
Si decide di non decidere. Rimandare cioè la decisione finale all'ultimo secondo utile, sfruttando la possibilità di iscrivere cinque piloti e scegliere la sera della gara. Certo, la delusione è dietro l'angolo, l'opportunità è di quelle che potrebbe non ripetersi. Restarne fuori, inutile negare, non fa piacere a nessuno. Ma il fatto di essere in lizza fino all'ultimo secondo per difendere i colori del proprio paese nella gara più importante del Palio deve già essere una soddisfazione. E, se delusione sarà, lo sarà per poco. Nel tempo resterà la soddisfazione di aver fatto parte del Palio della Valle Olona. Per una volta, da dentro.
Geppe
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