37 prima. Altri 68 poco dopo. In totale, circa un centinaio di volantini pubblicitari intasano più del solito la casella appositamente montata per contenere l'ammucchiata di pubblicità che da lì a breve si sposterà nel contenitore della carta da consegnare al servizio raccolta rifiuti, per essere portata al macero ed essere rigenerata così da riprendere il ciclo.
Diversamente dal solito però, non si tratta dell'usuale addetto che si fa prendere dall'entusiasmo e, appena trova un palazzo con più di dieci appartamenti, non vede l'ora di alleggerire il proprio carico in un colpo solo.
A cedere alla smania del marketing tanto approssimativo quanto inutile e antipatico è qualcun altro. Lo stesso che non più di pochi mesi fa aveva inscenato uno sfogo personale contro chi, il sottoscritto interpellato da una collega, aveva osato manifestare un certo tipo di disservizio, arrivando a ipotizzare che consegnare corrispondenza una volta ogni dieci giorni non potesse considerarsi propriamente un servizio di qualità.
Tuttavia, la presenza della motocicletta griffata Poste Italiane davanti al portone lasciava illudere che questa fosse una giornata di quelle buone per controllare la cassetta della posta, quella dove solitamente si trovano lettere e documenti completi di nome e indirizzo.
Facile quindi la sorpresa nel vedere il postino, con giubbotto e caso di ordinanza, impegnato a stipare nel contenitore adibito alla pubblicità, un numero imprecisato di fascicoli. A occhio sembrano decisamente tanti, troppi rispetto al numero degli abitanti. Per precisione però, meglio procedere a una conta manuale dalla quale deriva il primo risultato di quei 37 opuscoli.
La sorpresa già di per sè insolita, è niente rispetto a quanto succede rientrando a casa. Lo stesso ciclomotore, lo stesso postino, con lo stesso casco e giubbotto, nuovamente impegnato in un'operazione analoga. Questa volta più difficle, dal momento che la cassetta è già piena dalla missione precedente, ma soprattutto per l'intenzione di battere ogni record, infilando a forza quegli ulteriori 68 depliant dove di spazio ne era rimasto decisamente poco. E, soprattutto, dove ne sarebbero bastati non più di 15, anche nella fantomaitca ipotesi che tutti i residenti fossero interessati al messaggio pubblicitario.
Messaggio per il quale, come si desume dal timbro del servizio di Poste Italiane su ciascuno stampato, probabilmente il committente ha pagato e per il quale sembra difficile pensare abbia ottenuto in cambio il servizio desiderato. Certo, Poste Italiane in questo modo può mettere in conto un numero spropositato di fascicoli consegnati, ma dal punto di vista pubblicitario l'operazione ha portato esattatmente al risultato opposto.
Un ultimo dettaglio, anche se probabilmente sarebbe superfluo. In nessuna delle due occasioni il postino ha svolto il proprio dovere, vale a dire recapitare corrispondenza anche a solo una delle persone residenti nel palazzo. Di fronte all'indigestione del contenitore per la pubblicità, la dieta delle cassette regolari prosegue con impressionante costanza.
Geppe
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