Parlare di turismo in una zona il cui fiume fino a pochi anni fa faceva a gara per il riconoscimento del corso d'acqua più inquinato e maltrattato della Lombardia, e forse non solo, può apparire strano.
Eppure proprio per questo è giusto sottolineare i risultati ottenuti da quando, complice il trasferimento in massa delle industrie in altri lidi, qualcuno ha pensato che l'Olona e la sua Valle potevano essere apprezzate anche per il loro valore intrinseco. A patto naturalmente di mutare radicalmente atteggiamento nei loro confronti.
Nonostante la strada da percorrere sia ancora lunga e gli ostacoli tutt'altro che rari e agevoli, segnali incoraggianti se ne sono già visti. Simbolo di questa tendenza e di questa speranza è forse la Ferrovia della Valmorea, la quale da ammasso di rottami ha cominciato a trasofrmarsi in realtà grazie soprattutto al lavoro impagabile dell'Associazione Amici della Ferrovia della Valmorea. Il progetto di recupero nel quale pochi credevano è infatti in parte diventato realtà, e quanto sia diventato importante lo dimostra che ora gli ostacoli non sono più di natura pratica (il ripristino del desime) quanto piuttosto politici, dato che la visibilità legata al progetto fa gola a molti.
Ma Valle Olona oggi significa anche (finalmente) pista ciclo-pedonale, iniziative e manifestazioni che la mettono al centro e l'enorme mole di lavoro profusa nel Plis del Rile-Tenore-Olona, che merita di diventare un ottimo esempio per iniziative simili quali Medio Olona e Bosco del Rugareto.
Turismo però non significa solo luoghi da valorizzare. Significa anche accoglienza, e qui il discorso si fa più problematico. Già qualche tempo fa, vestendo i panni di un camperista aspirante turista in Valle Olona era emersa una situazione tutt'altro che amichevole, non solo da alcune Amministazioni, ma anche da chi per definizione su determinate tematiche dovrebbe essere più aperto, come i canali di informazione.
Quanto sia precario il concetto di accoglienza nei confronti dei forestieri lo dimostra però anche la vita di tutti i giorni. Un esempio per tutti: nei pressi di una struttura che in teoria sull'accoglienza dovrebbe viverci, un agriturismo con bed and breakfast (lo stesso che se gli offrite uno spazio - gratuito - in occasione di un evento vi risponderà seccato di cancellare il nominativo dalla vostra agenda), il presunto turista che per malauguratamente dovesse transitare nei pressi alla ricerca della strada giusta, all'imbocco di quella che sembra una via come tante altre (con tanto si targa con nome e cartello di stop) rischia di imbattersi in un segnale stradale dall'aspetto inquietante.
Non servono molte parole. Basta un sguardo alla foto per capire quanta strada serve ancora fare da queste parti per evitare che i potenziali turisti prendano altre strade prima ancora di arrivarci.
Geppe
1 commento:
BELLISSIMO IL CARTELLO , lo voglio anch'io per la mia azienda agricola, il problema non è la mancata accoglienza da parte della gente in questa valle , ma è il fatto è che chi viene a girovagare nella valle lo fa quasi sempre per suo uso e consumo , senza aver rispetto per il luogo e i suoi abitanti, entrano nelle proprietà private senza chiedere ,fanno motocross sui campi agricoli, sparano alla fauna che con sacrificio cerchiamo di far reintegrare , sporcano i boschi e i prati , insomma fanno i cazzi loro a casa nostra e spesso lo fanno con prepotenza e poi diventa logico che rimaniamo diffidenti !
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