Questo almeno fino a qualche giorno fa, quando il signor Folletto ha pensato bene di sguinzagliare per la Valle Olona un esemplare in grado di stracciare (o sarebbe meglio dire risucchiare) in pochi secondi anni di pubbliche relazioni condotte ai confini del buon senso.
In un pomeriggio come tanti altri, suona la porta di casa. Di andare ad aprire si incarica la figlia, pensando a un parente o a un vicino. Dopo qualche secondo di vociare insolito e dal tono invadente, più che un appello, arriva quasi un'invocazione di aiuto. A metà del corridoio mi trovo davanti un soggetto tutt'altro che rassicurante il quale, penetrato in casa senza che nessuno l'avesse invitato, inizia subito a guardarsi intorno, scrivere su una presunta cartella professionale e lanciare domande a raffica sulla vita privata.
In particolare, l'anonimo invasore della proprietà privata altrui, sembra interessato alla consorte. Se uno non l'avesso visto in faccia ci sarebbe da essere gelosi, ma l'atteggiamento irritante almeno su questo appare rassicurante.
Dopo aver chiesto invano il motivo dell'irruzione, chiedo cortesemente al soggetto di uscire da casa mia. Impassibile, la serie di domande prosegue accompagnata dai misteriosi appunti. Visto che con il papà il Folletto non ottiene nulla, ci prova con complimenti di circostanza alla figlia (più che minorenne), ma con analoghi risultati.
Dopo aver rinnovato l'invito a togliere il disturbo per la terza volta, il tono diventa meno tollerante. Ribadisco allora l'intenzione di non voler acquistare niente e qui la sceneggiata tocca l'apice dello squallore: "Ma chi parla di comprare cosa?" è la risposta camuffata (male) da finto stupore.
A quel punto, la pazienza raggiunge il limite della sopportazione, anche in considerazione di una mole di lavoro in attesa di essere smaltita, e l'invito a tornare sui propri passi diventa una richiesta decisa. A questo punto scatta la reazione dell'aspirante venditore infallibile: l'invasore perde la pazienza e tra un imprecazione e la successiva trova anche la faccia tosta di accusarmi di comportamento poco educato di fronte a una giovane ragazza.
A fatica, l'appartamento riconquista la propria tranquillità, ma il pericolo non è del tutto scongiurato.
Mentre l'instancabile e prepotente pseudo conquistatore prosegue la perlustrazione del condominio nel quale è penetrato senza alcun invito, si fa strada il desiderio di sapere almeno di chi si trattasse, dal momento che tutto preso dalla propria autostima, l'intruso si era ben guardato dal presentarsi.
Niente di preoccupante, dal momento che le tracce seminate lungo il percorso sono degne del malintenzionato più sprovveduto. Pochi minuti dopo infatti, approfittando di una risposta 'avanti' ricevuta al suono del campanello dell'abitazione di due anziani, il Folletto si autointroduce sul divano di casa. Ignorando i ripetuti inviti a desistere e togliere nuovamente il disturbo, prima che il proprietario di casa esasperato minacciasse l'uso delle mani per fini ben diversi dalla pulizia dei pavimenti, il soggetto si era già accampato sul divano di casa e dato il via a una dimostrazione al limite dell'offensivo circa la pulizia dei pavimenti domestici. La solouzione: naturalmente spendere una fortuna per una macchina targata Vorwerk Folletto.
Guarda caso, giusto quella mattina, sentendo una pubblicità alla radio, mi domandavo come mai da qualche tempo questi signori si esimessero dal rendermi sgradita visita. L'illusione di essersene liberati è durata poco, ma in compenso ora posso contare su una certezza in più: di sicuro il prossimo aspirapolvere o macchina per pavimenti non sarà un Folletto. Il problema, accidenti, è che mi servirebbe veramente.
Geppe
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